Fabrizio Gaeta
Viaggio strano, quello di Fabrizio Gaeta, fotografo, che passa dall’osservazione di manichini vecchi, inanimati, statici, abbandonati in strada, alla contemplazione degli occhi di un cane, attraverso una cancellata, il tenersi per mano di una vecchia coppia, la sosta di un uomo che legge, un fiore, un cancello, una piazza, le foglie.
Le sue immagini prendono vita nella propria fantasia, dando forma quasi solida a personaggi, ambientazioni e situazioni. Per i più fantasiosi, è quasi possibile interagire con i personaggi delle sue foto, riuscire quasi a toccarli. Il suo è un modo magico per ricreare le atmosfere delle storie che amiamo, a partire proprio da uno degli aspetti più sfuggenti ed evocativi, il ricordo, che ricrea atmosfere nelle quali tutti noi ci ritroviamo, crea storie, domande, interrogativi.
Pur lavorando con la macchina fotografica, Gaeta si muove seguendo una manualità antica, come un maestro o un pittore, ricostruendo con grande cura le scene, i particolari, tra fotografia, film e pittura, le sue immagini rappresentano le sue interpretazioni, evidenziandone i particolari. Animali, piante, fiori, persone che il fotografo fa “incontrare” con oggetti inanimati come manichini, nuvole, suppellettili, bicchieri in cristallo, argenterie, sassi, ombre, foglie, la solitudine di una panchina vuota, vecchi guantoni da boxeaur, strumenti musicali e altro, in una sorta di conduzione musicale continua che porta sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione; Fabrizio Gaeta, nel suo continuo rinnovarsi, propone sempre un deja vu di immagini, sicuramente già viste, ma propone una nuova immagine, inedita, pittorica, della natura morta.
Testo di Cristina Vannuzzi
Intervista del 2014, mostra “L’ordinario Straordinario, un mondo visto con occhi diversi” di Fabrizio Gaeta, Circolo e Associazione “Vie Nuove”, Firenze